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Basket, Holmgren è rotto: il numero 2 del draft salterà l’intera stagione

Nessuna franchigia NBA dispone di tante chiamate ai prossimi Draft come gli Oklahoma City Thunder. Che già nella lottery 2022 hanno potuto pescare alla numero 2, un numero che spesso s’è rivelato migliore di una numero 1: nel 2007 alla 2 i Seattle Supersonic (che un anno dopo si sarebbero trasferiti proprio a OKC col nome di Thunder) pescarono Kevin Durant, più recentemente nel 2019 i Memphis Grizzlies hanno trovato quel Ja Morant destinato a scrivere pagine di storia del gioco nel decennio che verrà. Alla 2 sono stati selezionati agli albori del gioco anche Jerry West e Bill Russell, e magari a Chet Holmgren gliel’avranno fatto sapere quando due mesi fa i Thunder l’hanno chiamato, nonostante in tanti dubitavano del fatto che un ragazzo alto 213 centimetri per soli 88 kg (e due caviglie fine come un grissino) avrebbe potuto incontrare tanti problemi fisici una volta salito al piano di sopra. Timori che a OKC non hanno fatto in tempo nemmeno a schivare, dal momento che la stagione da rookie di Holmgren è finita prima ancora di cominciare: è bastata una semplice penetrazione di LeBron James nel corso della partita esibizione della The Crawsover Pro-Am League di Seattle (organizzata da Jamal Crawford) per procurargli una lesione di Lisfranc al piede destro, che necessiterà di almeno 6 mesi per guarire del tutto. E i Thunder non c’hanno girato intorno, annunciando che Chet resterà fuori per tutta la stagione, così da avere più tempo per guarire e rimettersi a posto.

UN LUNGO IN UN CORPO TROPPO ESILE PER UN LUNGO

È un destino beffardo quello che ha atteso Holmgren alla porta d’ingresso nella NBA. Sulle sue qualità tecniche, nessuno discute: durante la Summer League ha fatto vedere quanto può risultare importante in difesa tra stoppate, presenza in area e facilità di catturare rimbalzi, ma anche in attacco ha mostrato una facilità di esecuzione notevole per uno della sua altezza. Rapido nei movimenti, temibile dalla distanza, Chet si porta però appresso l’etichetta di giocatore “fragile” per via di una corporatura assai minuta, e l’infortunio rimediato a Seattle ha fatto il gioco di chi non lo riteneva adatto per reggere l’urto con il mondo NBA. Ironia della sorte, pochi minuti dopo l’infortunio subito da Holmgren la partita è stata interrotta perché l’umidità presente all’interno della struttura, stipata ben oltre le normali abitudini, impediva ai giocatori di restare in piedi. L’ex Gonzaga era tra i rookie più attesi della nuova stagione, con OKC già pronta a inserirlo in un roster futuribile (Giddey e Gilgeous-Alexander, ma non solo) destinato a far parlare di sé nelle prossime stagioni. Ma i Thunder dovranno pazientare un po’ più del dovuto, e forse Chet convincersi che al suo rientro ci sarà da smentire ancora più detrattori.

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