Non c’è ultra trail più duro del “giro dei giganti”. Che alla valdostana si definisce appunto “tor de geants”, tre parole che messe nelle stessa frase compongono una sorta di visione mistica per chi fa del sudore e della fatica il proprio modo d’essere. Una corsa massacrante, non a casa definita la più dura al mondo: 330 chilometri lungo le vie dei 4.000 della regione Valle d’Aosta, dove l’aria è più rarefatta e dove il termometro di notte s’avvicina senza troppe difficoltà allo zero termico. Portarla a termine è già una vittoria: pochi sono coloro che arrivano al traguardo, perché tanti sono quelli che si vedono costretti a rinunciare lungo il cammino. Non è solo una questione di fatica: gli ultra trail sono gare imprevedibili, dove il corpo può reagire in un modo o in un altro in base a tanti piccoli dettagli apparentemente insignificanti, spesso e volentieri tali da pregiudicare interi mesi di preparazione. Del resto 24.000 metri di dislivello positivo sono una cifra che solo a pensarla viene da star male: si cammina o si corre per ore e ore, spesso senza nemmeno riposare, e il fisico viene spinto come poche altre volte verso limiti spesso insostenibili.
Jonas Russi, svizzero classe 1985, ha impiegato 70 ore, 31 minuti e 36 secondi per completare i 330 chilometri del percorso. È arrivato a Courmayer, sede di partenza e di arrivo del Tor de Geants, alle 8,31 del mattino: i tempi di percorrenza dei primi due giorni lo accreditavano di un crono ancora migliore (era atteso in torno alle 5 del mattino), ma l’ultima notte è stata un mezzo calvario, con pioggia e vento gelidi a complicare la vita agli atleti rimasti in gara. Il dato più clamoroso di tutti riguarda però il tempo che Russi si è preso per riposare nel corso dei quasi tre giorni di competizione: appena 17 minuti in totale, a dimostrazione di quanto la trance agonistica abbia preso il sopravvento. Un anno fa lo svizzero fu costretto a fermarsi a poco più di metà gara, con la vittoria andata a Franco Collè, altro specialista degli ultra trail che a sua volta quest’anno s’è visto costretto ad abbandonare dopo poche ore per problemi fisici. Per Russi è una consacrazione vera e propria, ma possono gioire anche gli italiani Simone Corsini e Andrea Macchi, entrambi saliti sul podio con 5 e 6 ore di ritardo rispetto all’elvetico. Il tutto mentre la gara femminile viaggia verso un finale abbastanza scontato, con la britannica Sabrine Verjee che nella terza notte di gara ha messo la freccia ai danni della spagnola Silvia Trigueros Garrote, campionessa in carica, attardata di oltre 4 ore. L’edizione 2022 del Tor de Geants, oltre ad aver fatto il pieno di iscritti, ha visto il debutto anche del percorso estremo di 450 chilometri (Tor de Glaciers), con 100 atleti ammessi.