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Nba, la legacy di Lebron: vent’anni dopo si dedica la copertina ai “figli prescelti”

SHENZHEN, CHINA - OCTOBER 12: LeBron James #23 of the Los Angeles Lakers reacts to supporters during a preseason game against the Brooklyn Nets as part of 2019 NBA Global Games China at Shenzhen Universiade Center on October 12, 2019 in Shenzhen, Guangdong, China. (Photo by Zhong Zhi/Getty Images)

Vent’anni fa la maggiore rivista sportiva d’America prese una decisione decisamente audace e rivoluzionaria: decise di mettere sulla copertina del numero in uscita il 18 febbraio 2002 nientemeno che un ragazzo poco più che 17enne, ma che aveva già scatenato una vera e propria mania tra tutti gli appassionati di basket, al punto da attirare su di sé i riflettori manco fosse un nuovo Michael Jordan in carne ed ossa. Ma a inizio millennio, a volerla dire tutta, le partite della squadra liceale di St. Vincent & St. Mary facevano decisamente molti più spettatori dei Chicago Bulls o dei Washington Wizards, la squadra per la quale MJ era tornato a giocare proprio in quella stagione.

Il motivo di tanta curiosità e attenzione risiedeva in un giovanotto dotato da madre natura di un talento fuori dal comune, specialmente per la sua età: LeBron Raymone James non avrebbe fatto in tempo neppure ad andare al college, tanto che in NBA lo aspettavano già a mani giunte. E Sports Illustrated bruciò sul tempo tutta la concorrenza mediatica: lo mise in prima pagina con un pallone in bella vista e un’espressione di puro stupore, affibbiandogli il soprannome che ne avrebbe accompagnato l’intera carriera: “The Chosen One”, il prescelto. Quella copertina ancora oggi è venerata come una delle migliori di sempre.

IL SOGNO NEL CASSETTO: PADRE E FIGLIO IN CAMPO (MA DOPO IL 2024)

Quella uscita il 30 agosto 2022, quindi poco più di 20 anni dalla precedente, ha un valore e un significato tutto particolare. Perché ritrae LeBron in una veste differente, con accanto i due figli maggiori Bronny e Bryce, rispettivamente classe 2004 e 2007. Il prescelto di allora oggi è divenuto un padre affettuoso e premuroso, lui che un padre non l’ha mai avuto (il mondo ignora persino quale sia quello biologico), e il titolo celebrativo per i 20 anni dalla copertina del 2002 è passato da “The Chosen One” a “The Chosen Sons”, cioè i “figli prescelti”, quelli che tra qualche anno potrebbero seguire le orme paterne e sbarcare sui parquet NBA.

Bronny, impegnato con la squadra liceale dei Sierra Canyon, probabilmente lo farà nel 2024, e non è un caso de LeBron abbia deciso di rinnovare con i Lakers per i prossimi due anni, tenendosi l’opzione per il terzo. Nella sua mente si fa largo da tempo un’idea intrigante come poche: condividere lo spogliatoio con suo figlio, magari restando alla finestra per cercare di capire quale franchigia selezionerà Bronny e poi cercando un modo per unirsi a lui. Un Draft sui generis, di quelli dove magari non verrà premiato il talento il sé, ma piuttosto l’idea di un “pacchetto famiglia” di uomini “prescelti”. Bryce potrebbe sbarcare nel 2027, e chissà se LeBron per quella data avrà ancora voglia di giocare: fisico alla mano, nulla glielo precluderebbe.

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