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Ciclismo, caos Federazione: Dagnoni, Gimondi e il caso provvigioni

RICCIONE, ITALY - MARCH 22: (L-R) Adriano Amici of Italy G.S Emilia President, Mauro Schmid of Switzerland and Team Quick-Step - Alpha Vinyl white leader jersey, Giovanni Bortoluzzi of Italy and Team Work Service - Vitalcare - Dynatek green mountain jerseyand Cordiano Dagnoni of Italy president of the Italian Cycling Federation pose on the podium during the podium ceremony after the 36th Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2022 - Stage 1 a 164,6km stage from Riccione to Riccione / #CoppieBartali / on March 22, 2022 in Riccione, Italy. (Photo by Dario Belingheri/Getty Images)

Ci voleva proprio una bella tempesta sul calar dell’estate, giusto per rendere l’aria ancora un po’ incandescente. E in fondo il mondo del ciclismo italiano, già debitamente tartassato da un ricambio generazionale che fatica ad emergere, non sentiva certo la mancanza di una polemica ai vertici della federazione. Eppure da quando siede alla presidenza Cordiano Dagnoni le polemiche (appunto) sono all’ordine del giorno. L’ultima però ha tutta l’aria di essere una bomba di cui i possibili strali ancora non si conoscono. Breve riepilogo dei fatti: nel consiglio federale del 18 giugno, al punto 3.6, è comparso un ordine del giorno legato a un accordo tra Reiwa Management United (società di mediazione commerciale) e la Federazione Ciclistica Italiana, che elargiva 106.000 euro di commissione alla società irlandese per aver procacciato 5 sponsor per la federazione. Un punto poi rimandato alla seduta successiva, quando però in realtà la grana era già scoppiata in virtù della richiesta della vice presidente federale Norma Gimondi (che era avversaria di Dagnoni alle elezioni) di chiarire il famoso punto 3.6, mai effettivamente discusso in consiglio. A quel punto la bomba era già stata sganciata: Reiwa ha comunicato di non aver mai raggiunto alcun accordo con la FCI, e che pertanto la cifra riportata non è mai entrata nelle casse della società di intermediazione irlandese. A quel punto è partita la caccia a capire chi avesse effettivamente percepito la somma: tutti i 5 sponsor coinvolti hanno ribadito la loro estraneità alla vicenda, le dimissioni della Gimondi (unitamente alla mancanza di comunicazione del presidente Dagnoni) hanno finito per scuotere tutto l’ambiente.

IL SILENZIO (ASSORDANTE) DEL CONI E I MONDIALI ALLE PORTE

La risposta “ufficiale” della Federciclismo ha finito per coinvolgere tanti addetti ai lavori (tra gli altri Gianni Bugno, nelle vesti di intermediario di un potenziale sponsor), ma anziché fare chiarezza ha finito per ingenerare ulteriore confusione. Poi Dagnoni s’è rivolto alla magistratura per appurare che non ci siano state fughe di notizie o atti deliberati a screditarne l’operato. Di fatto però i comitati regionali hanno chiesto a loro volta delucidazioni, e il rischio che si arrivi presto a un ribaltone federale con conseguenti dimissioni dell’attuale consiglio è sempre più probabile. In tutto questo però il CONI è rimasto ancora silente: Malagò avrà a breve un incontro con Dagnoni, ma dal governo dello sport italiano sinora non è arrivata alcuna comunicazione. Il tutto a 3 settimane dai mondiali di Wollolong, dove il CT Daniele Bennati (che qualcuno dà vicino alle dimissioni) dovrà lavorare con un ulteriore fardello sulle spalle. Fare e disfare: italians do it better.

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