Formula 1

Formula uno, Ricciardo l’australiano volante verso il fine carriera

La notizia era nell’aria e nessuno è rimasto troppo sorpreso nel sapere che nel futuro di Daniel Ricciardo non ci sarà più posto su una McLaren. Che ha deciso di rescindere con un anno d’anticipo il contratto con il pilota australiano, quest’anno melanconicamente relegato a comparsa in un mondiale che per le monoposto arancioni sta riservando forse meno gioie del previsto, tutte peraltro eredità delle buone prove offerte da Lando Norris. A Woking hanno capito forse che i giorni migliori per l’esperto pilota di Perth sono ormai un lontano ricordo: mai aveva raccolto così pochi punti al break estivo, tanto che il divorzio ai più era sembrata una soluzione abbastanza plausibile. E potrebbe rappresentare anche una sorta di congedo anticipato da quel mondo del quale fa parte ininterrottamente da 12 stagioni: se davvero questa sarà l’ultima, molto dipenderà dalla voglia di Ricciardo di rimettersi in discussione, accettando anche macchine certo lontane dalle sue vecchie abitudini (Haas, Alfa Romeo o Williams) o sperando in un ritorno all’Alpine.
IL SOGNO FERRARI, UN MATRIMONIO SOLTANTO SFIORATO
Il rischio di essere ricordato come un eterno incompiuto è abbastanza elevato, benché nessuno abbia mai ragionevolmente paragonato Daniel ai grandi della storia della Formula Uno. Ma la sua nicchia all’interno del circus se l’è comunque costruita con credibilità, anche se forse il rimpianto più grande è quello di non essere riuscito ad esprimere appieno tutto il potenziale di cui disponeva. E magari di non essere saltato sul sedile della Ferrari quando s’è presentata l’occasione per farlo una volta che la Rossa ha chiuso la porta a Vettel, di fatto decidendo di puntare forte su Leclerc. Alla fine però a Maranello scelsero Sainz, con Ricciardo costretto ad “accontentarsi” di prendere il posto dello spagnolo in McLaren. Svezzato dall’academy RedBull, l’australiano di origini italiane (papà di Messina, mamma calabrese) ha conosciuto la ribalta grazie alla Toro Rosso prima di salire nel team principale, anche se il suo approdo in RedBull è coinciso con l’inizio del dominio Mercedes della seconda metà del decennio passato. I due terzi posti nei mondiali 2014 e 2016 hanno rappresentato una sorta di “vittoria morale” del campionato dei piloti “umani”, considerando che i primi due erano sempre Hamilton e Rosberg. Le 8 vittorie raccolte in carriera non legittimano appieno il talento e la bravura di un pilota che ha saputo rendersi anche assai empatico all’esterno, tanto che in molti lo avrebbero visto di buon occhio proprio al volante di una Ferrari, sia per le sue origine italiane, sia per la sua spiccata personalità. Un sogno destinato a restare chiuso in un cassetto, probabilmente per sempre.
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