Se a Emiliano Boffelli da Rosario, terra solitamente consacrata al calcio (è da lì che vengono Angel Di Maria e Leo Messi, tanto per dire), 28 anni da compiere il prossimo 16 gennaio, una manciata di giorni fa avessero detto che grazie alla sue percentuali bulgare dalla piazzola avrebbe sconfitto “da solo” gli All Blacks, probabilmente c’avrebbe fatto sopra una bella risata. E invece a Christchurch, località neozelandese la cui traduzione in italiano suona più o meno come “chiesa di Cristo, il buon Emiliano ha fatto davvero il miracolo: dal suo piede immacolato sono arrivati la bellezza di 20 punti, con 7 trasformazioni (6 punizioni e una conversione) che da sole sarebbero bastate per abbattere i maestri della palla ovale a casa loro, cosa che all’Argentina non era mai riuscita in decenni di storia. Perché è vero, c’era già stato un successo dei Pumas contro gli All Blacks nella sfida giocata a Sydney nel 2020 (quel Rugby Championship fu disputato in formato ridotto per via della pandemia), ma quello ottenuto ieri dai sudamericani è di una portata storica indefinita. Un trionfo inaspettato, benché i neozelandesi da tempo non se la passino poi tanto bene (hanno perso 6 delle ultime 8 partite disputate). Ma da qui a pensare a un golpe argentino a casa dei dominatori degli ultimi 20 anni, beh, probabilmente ce ne passava, specie dopo aver visto la reazione degli All Blacks nel secondo incontro in Sudafrica di due settimane fa, quando la vittoria era parsa una sorta di segnale premonitore di una pronta risalita in classifica. Niente di più fallace e illusorio: i Pumas hanno premuto sull’acceleratore, cogliendo un successo meritato.

FOSTER, ESONERO VICINO: PRONTO SCOTT ROBERTSON

Il 25-18 finale è la fotografia del momento di grossa crisi attraversato dalla Nuova Zelanda, che paga un ricambio generazionale non all’altezza dei precedenti e più in generale una scarsa attitudine delle nuove leve al sacrificio e alla capacità di resistere sotto pressione. In patria gli All Blacks vengono vissuti alla stregua di una religione pagana e le critiche piovute da ogni parte nei mesi scorsi hanno finito per disintegrare quelle poche certezze che a fatica Ian Foster ha provato a tenere unite. Il capo allenatore è finito sulla graticola da tempo: la vittoria in Sudafrica era servita per calmierare gli animi, ora è assai probabile che sabato prossimo, quando andrà in scena la seconda sfida con i Pumas (stavolta a Waikato), al suo posto ci sarà qualcun altro: a Scott Roberston, tecnico dei Crusaders, tecnicamente già designato head coach in pectore dopo la Coppa del Mondo 2023, la federazione potrebbe chiedere di anticipare l’avvento sulla panchina più calda e ambita del pianeta rugby. Ma basterà per uscire dalla crisi e rianimare una squadra svuotata della sua anima?