C’erano una volta, nemmeno troppi anni fa (facciamo cinque?), i Fab 4, che poi sono diventati tre quando Andy Murray ha cominciato a litigare con l’anca e uscire dal radar. Poi è toccato a Roger Federer passare sempre più tempo lontano dai campi: per uno che ha compiuto da poco 41 anni sarebbe una cosa normale, ma lui vorrebbe ancora giocare, solo che le ginocchia non gli danno tregua.
Rafael Nadal ha vissuto sempre un rapporto complicato con l’infermeria e il fatto di aver saltato tutta la seconda parte del 2021 ne è stata la riprova, pur se nel 2022 è tornato vincere (quando è stato bene, s’intende).
Novak Djokovic ha dovuto combattere altre battaglie e negli USA (per ora) non ce lo vogliono, tanto che l’estate del cemento ha incoronato due tennisti che nessuno avrebbe mai pronosticato vincenti, riconsegnando al mondo della racchetta quell’imprevedibilità che negli ultimi decenni era venuta meno, complici le dominazioni dei suddetti quattro. Pablo Carreno Busta a Montreal e Borna Coric a Cincinnati hanno detto al mondo che non c’è limite alla provvidenza: da vittime sacrificali a trionfatori il passaggio è stato breve, quasi istantaneo. E non può essere stato solo un caso.
GLI OUTSIDER SONO DIVENTATI LA REGOLA
Carreno Busta ha 31 anni, esperienza da vendere (specie sulla terra) e colpi in grado di farlo competere anche al cospetto con i migliori. Ha vinto in totale 7 titoli in carriera, ma fino a un anno fa non si era mai spinto oltre un ATP 250: il primo 500 l’ha conquistato ad Amburgo nell’estate del 2021, il primo Masters 1000 in Canada una settimana fa. È stato top ten per una manciata di settimane nel 2017, ora potrebbe tornare in gioco se agli US Open dovesse fare faville.
Coric invece un top ten non lo è mai stato: s’era fermato alla 12 nel 2018, poi una grossa crisi di risultati nei mesi che hanno preceduto la pandemia l’avevano relegato intorno alla 30. Il peggio però doveva ancora venire: nella primavera del 2021 s’è sottoposto a un delicato intervento alla spalla destra, di quelli che avrebbero potuto minarne definitivamente la carriera.
Grazie al “ranking protetto” ha evitato di uscire di classifica, sconfinando però oltre la posizione 250 e vedendosi costretto a ripartire dai Challenger (ne ha vinto uno a Parma a fine giugno). Negli USA era andato senza grosse velleità, ma a Cincinnati ha vissuto una settimana da sogno nella quale ha sconfitto quattro top ten (Nadal, Auger Aliassime, Norrie e Tsitsipas) alzando il primo Masters 1000 in carriera (il solo a farlo partendo fuori dai primi 150 al mondo) e recuperando in un sol colpo 120 posizioni nel ranking (oggi è 29). La domanda ora sorge spontanea: a Flushing Meadows a trionfare sarà ancora un outsider?…