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Cristiano Ronaldo chiede aiuto a uno psicologo

Il milionario Cristiano Ronaldo, cinque volte pallone d’oro, uno dei calciatori più vincenti del calcio mondiale, è finito in cura da uno psicologo. È il caso di dire che anche i ricchi piangono o, almeno, attraversano momenti difficili, come quello che sta vivendo CR7, sempre più ai margini al Manchester United, in panchina per l’intero derby perso dai Red Devils contro il Manchester City (6-3 per i Citizens).
Qualcosa non va, forse sono solo gli anni che passano (37 primavere per il portoghese) e la mancanza di stimoli a spingere Ronaldo verso la peggiore stagione da quando ha iniziato a giocare a calcio: un solo gol fatto, su rigore, in Europa League. E nulla più.
Quella voglia matta di disputare la Champions League, vanificata dai mancati accordi con Napoli e Sporting Lisbona e il rifiuto di un’altra mezza dozzina di società interpellate dal suo agente, ha provocato malessere e frustrazione al campione portoghese, che pure in Patria non è così intoccabile come un tempo: l’eliminazione del Portogallo dalla Final Four della Nations League ha peggiorato la tenuta mentale di CR7, che ha deciso di chiedere aiuto a uno psicologo.
Jordan Peterson, psicologo canadese, tra i migliori nel suo campo, si è recato – su invito di Ronaldo – presso l’abitazione del campione. L’incontro è avvenuto tre settimane fa, testimoniato da alcune foto scattate e pubblicate da Ronaldo sul suo profilo Instagram, con tanto di messaggio rivolto al professionista: “Felice di vederti, amico mio”.
Si dice che Ronaldo abbia conosciuto Peterson leggendo un suo libro e visionando alcuni filmati su consiglio di un amico. Peterson ha confermato tutto, intervistato dal giornalista Piers Morgan: “Voleva parlarmi, sono andato a casa sua e abbiamo parlato per due ore. Mi ha mostrato l’attrezzatura che usa per mantenersi in forma, mi ha parlato delle sue aziende, di ciò che vuole che accada in futuro, di alcuni ostacoli che sta affrontando”.
Insomma, il futuro spaventa Ronaldo: chi lo dice che è solo un problema dei “poveri”?
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