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Manchester United, quando la spesa non è sinonimo di vittoria

BRENTFORD, ENGLAND - AUGUST 13: Cristiano Ronaldo of Manchester United during the Premier League match between Brentford FC and Manchester United at Brentford Community Stadium on August 13, 2022 in Brentford, United Kingdom. (Photo by Visionhaus/Getty Images)

Spendere tanto non significa vincere. Più che un semplice adagio, sta diventando una legge nello sport di squadra, in particolar modo per quanto riguarda il calcio. E tra gli esempi recenti più clamorosi c’è il Manchester United che negli ultimi 10 anni ha speso circa 1500 milioni di euro portando a casa soltanto una Fa Cup, una Coppa di Lega, due Community Shield e un’Europa League. Neanche uno scudetto. Verrebbe da pensare che i dirigenti inglesi dello United non sanno trattare, comprare, gestire. In realtà puntano all’aspetto emozionale, all’effetto “wow”, ingaggiando giocatori al top del rendimento in quel momento storico senza tuttavia mostrare di avere un’idea di progetto.

Da quando è andato via Ferguson, che in 27 anni aveva consentito al club di vincere tutto, valorizzando più che spendendo, investendo più che comprando alla cieca, il Manchester si è infilato in un vicolo strettissimo. L’ultimo campionato, con il sesto posto raggiunto la scorsa stagione, a 35 punti di distacco dal Manchester City, sembrava rappresentare il punto basso da cui potersi rilanciare. Invece, l’avvio di questo nuovo campionato (subito due sconfitte) ha fotografato una situazione più complicata di quanto si potesse immaginare. Tifosi sul piede di guerra e, complici i dissidi con Cristiano Ronaldo, la squadra di ten Hag è oggi una polveriera.

La condizione attuale del Manchester è figlia di scelte poco avvedute nell’ultimo decennio. I problemi di oggi nascono da lontano, sono conseguenza di spese folli, di ingaggi faraonici che hanno consegnato agli staff tecnici calciatori di grido (che primeggiavano solo prima di approdare allo United) e non leader. Molti strapagati, anche chi poi si è rivelato valerne molti di meno. Da Juan Mata (45 milioni al Chelsea nel 2013-14) a Maguire (87 milioni pagati al Leicester nel 2019-20), fino a Martial prelevato per 60 milioni dal Monaco (2015-16). E poi Lukaku, Pogba, Di Maria. La tendenza non s’inverte. Questa stagione spesi già 72 milioni, la metà rispetto allo scorso anno (140). Ma tutto può ancora succedere. Gli arrivi di Casemiro e Joao Felix potrebbero portare gli investimenti del club a sfiorare i 200 milioni stagionali. Quando l’esperienza non insegna…

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