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Inchiesta Juve, le accuse della Procura: “Anche Elkann sapeva”

Alla Juventus tutti sapevano delle strategie utilizzate per alleggerire i bilanci. Tutti, nessuno escluso. Pure John Elkann, che non è nel registro degli indagati (12 in totale, compreso il cugino Andrea Agnelli), sapeva di quello che accadeva. Al punto tale da reputare come “dissennate” le manovre di mercato condotte da Agnelli, Nedved, Paratici e dagli altri indagati, riparate con 700 milioni di euro di aumenti di capitale.

Nelle ultime ore è stato Paratici a finire nel mirino, accusato, in alcune intercettazioni, dal direttore sportivo Cherubini per avere drogato il mercato, con l’acquisto di calciatori strapagati: si fanno i nomi di Chiesa e Kulusevski, su tutti. I pubblici ministeri Ciro Santoriello e Marco Bendoni, con l’aggiunto Marco Gianoglio vogliono vederci chiaro sulle plusvalenze effettuate tramite scambi di giovani calciatori a prezzi ritenuti troppo alti e sugli stipendi “tagliati” durante il periodo del Covid, per nascondere l’allarmante situazione finanziaria della Juventus. Secondo i pm, l’impatto delle condotte illecite commesse da Agnelli e dagli altri undici indagati sarebbero state di “rilievo allarmante”, al punto tale che in due esercizi su tre, nel 2018-2019 e nel 2020-2021, la Juventus avrebbe avuto un patrimonio netto negativo, che si sarebbe tradotto nell’impossibilità di operare negli esercizi in discorso e di essere quotata in Borsa.

Pure Massimiliano Allegri, in un’intercettazione dell’estate 2021, disse: “Il mercato di oggi è quello vero, dove uno va a comprare un giocatore che serve. Quello dell’anno scorso erano solo plusvalenze, un mercato del ca…”. Ma cosa rischia la Juventus? Secondo l’avvocato ed esperto di diritto sportivo, Mattia Grassani non sono da escludere la retrocessione in B e lo scudetto, l’ultimo vinto nel 2020, revocato. Più probabili ammende e penalizzazione in classifica. La pena sarebbe differita, comunque, al prossimo torneo.

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