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Lukaku a tutto campo: il Belgio, il Napoli e il rapporto con Conte

NAPLES, ITALY - OCTOBER 04: Romelu Lukaku of SSC Napoli during the Serie A match between Napoli and Como at Stadio Diego Armando Maradona on October 04, 2024 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Romelu Lukaku è stato protagonista di una lunga intervista nel corso del podcast “Friends of Sports”. Tanti i temi toccati: dal rapporto con Tedesco a quello con Conte, dalle ambizioni con la nazionale e al suo futuro con il Belgio.

Lukaku: “Belgio? Volevo fermarmi, ora punto al Mondiale 2026”

La scelta di declinare la convocazione: Nel mio primo colloquio con Domenico Tedesco volevo dirgli che avrei voluto lasciare la nazionale. Tedesco mi ha detto che aveva davvero bisogno di me. Dopo una conversazione con mio fratello, ho deciso di continuare. Ho segnato subito una tripletta nella mia prima partita con Tedesco contro la Svezia.

“Ho scelto per me, ne avevo bisogno mentalmente e fisicamente. Non avevo fatto la preparazione estiva. Perché dovrei mettermi di nuovo in una situazione del genere ora che stiamo facendo dei buoni progressi con il Napoli e sto gradualmente tornando in forma? Non ho il fuoco con cui ho sempre giocato in nazionale, non è acceso. Voglio andare alla Mondiale del 2026, questa è la mia motivazione”.

Lukaku e il parallelo tra l’Inter e il Napoli di Conte

Infine, il Napoli: “Quando sono arrivato in Italia ricordo che Antonio Conte mi disse letteralmente in faccia: ascoltami, nel mio sistema di gioco non puoi tenere troppo il pallone, devi ridarlo subito indietro, non devi giocare come Lautaro. Da quel momento io e Lautaro sapevamo che dovevamo passarci il pallone l’uno con l’altro e che le qualità di Lautaro combaciavano perfettamente con le mie. Così come il sistema di Conte calzava perfettamente per me. Ci allenavamo continuamente a passarci il pallone. A un certo punto sapevo perfettamente dove sarebbe andato lui o Sanchez o chiunque avrebbe giocato al suo posto. Adesso succede lo stesso con Kvaratskhelia. Questo riesce a fare Conte. Crea una sorta di partnership tra i giocatori. La stessa cosa vale con McTominay.

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