Gli ultras del Napoli contro il presidente De Laurentiis. A Napoli è in atto un tentativo di harakiri, a 10 giornate dal termine di un campionato che vede gli azzurri primi con 16 punti di vantaggio sulla seconda (la Lazio) e i quarti di Champions League. La gara contro il Milan ha vissuto di forti momenti di tensione, con gli ultras a creare disordini sugli spalti del Maradona, mentre in campo Kvaratskhelia e compagni, privi di Osimhen, subivano la sconfitta più pesante di questa stagione.
Destinatario delle contestazioni è stato Aurelio De Laurentiis, presidente mai particolarmente amato dalla tifoseria organizzata. Il caro biglietti e alcune disposizioni sul comportamento allo stadio, vedi l’impossibilità di sventolare bandiere o di introdurre striscioni, megafoni e tamburi, ha provocato l’ira degli ultras e un clima da guerriglia dentro lo stadio che, forse, ha influito pure sul risultato finale.
De Laurentiis ha risposto stizzito, invocando l’adozione della “legge della Thatcher”, la ministra inglese che sferzò il movimento Hooligans dopo le tragedie dell’Heysel e dell’Hillsbourough. “Quelli sono dei delinquenti ai quali si permette di andare allo stadio, finché non si applica la legge Thatcher in Italia avremo sempre questi problemi”, ha tuonato il presidente del Napoli.
Il caro prezzi dei tagliandi di accesso allo stadio, per Napoli-Milan di Champions League è il motivo più importante della diatriba: “Il Milan incasserà 10 milioni di euro, perché ha messo i biglietti a 800 euro per la tribuna autorità; noi ne incasseremo solo 5, perché il prezzo massimo è di 500 euro. Dobbiamo smettere di piangerci addosso, Napoli è un superplus”, ha dichiarato De Laurentiis.
Il presidente si è recato dal Questore di Napoli per visionare alcuni filmati degli scontri in curva e non ha intenzione di cambiare idea sul regolamento d’uso dello stadio. Un’altra stretta al movimento ultras che potrebbe generare reazioni violente, anche in un’ipotetica festa scudetto.