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Ciclismo, ecco il Mondiale

VAN AERT CONTRO TUTTI: CHI PRENDE LA MAGLIA IRIDATA?

Piove a Wollongong, ma sono gocce di felicità. O almeno lo saranno per colui il quale riuscirà a vestire la maglia iridata, che con l’arcobaleno che di tanto in tanto fa capolino sulla costa orientale australiana c’azzecca che è un piacere. Il mondiale rimane una gara dal fascino immutato, a cui nemmeno il progresso e l’avanzata di una marea di corse per quello o quell’altro sponsor possono resistere. Gara imprevedibile, se mai ce ne fosse una, che sfugge a ogni pronostico: un favorito d’obbligo nella mattinata europea (arrivo previsto intorno alle 9) c’è e risponde al nome di Wout Van Aert, ma la storia della corsa iridata è piena di corridori partiti come “papa” e ritrovatisi poi “cardinali” dopo il traguardo. Meglio andarci cauti: se il belga saprà prendere esempio dall’inossidabile Annemiek van Vleuten, che a 39 anni ha messo tutte nel sacco con una fucilata d’altri tempi a 800 metri dal traguardo (e pensare che correva con un braccio fratturato dopo la caduta di mercoledì nella crono staffetta mista…), allora difficilmente la vittoria potrà sfuggirgli. Altrimenti sarà bagarre, con una decina di pretendenti nobili e una novità assoluta, vale a dire il primo corridore di sempre a rappresentare lo Stato di Città del Vaticano: Rien Schuurhuis è nato in Olanda, sposato con Chiara Porro (ambasciatrice d’Australia presso la Santa Sede), ma ha regolare passaporto vaticano e per una serie di combinazioni (da un anno c’è una federazione ciclistica associata) rappresenterà lo stato papale al mondiale. Se Dio vorrà aiutarlo, per i rivali saranno guai seri…

LA VARIABILE REMCO, MVDP E POGACAR IN AGGUATO

Van Aert il problema potrebbe ritrovarselo in casa, perché pensare a Remco Evenepoel solo come gregario è forse un azzardo. Il dominatore dell’ultima Vuelta farà gioco di squadra, ma se dovesse star meglio del compagno potrebbe riceverne anche i gradi di capitano nei chilometri finali. L’Olanda punta tutto su Mathie van der Poel, storico rivale di Van Aert (prima nel ciclocross, poi su strada), che alla vigilia s’è un po’ nascosto, ma che non può essere sottovalutato. Lo stesso dicasi del bicampione in carica Julian Alaphilippe, che pure meno di un mese fa si è lussato una spalla e certo non può essere considerato come l’uomo da battere. Tadej Pogacar invece ha fatto le cose per bene: la Slovenia punta tutto su di lui e nel suo caso la condizione appare ottimale. L’Australia fa il tifo per il beniamino di casa Micheal Matthews, un intero continente (l’Africa) per l’eritreo Biniam Girmay, rivelazione delle classiche del Nord, che su un tracciato come questo (strappo di un chilometro con punte al 14% ai -7 dall’arrivo) può fare faville. E l’Italia? Giochiamo a tre punte con Bettiol, Bagioli e Trentin, ma servirà un miracolo per spezzare la maledizione che da 14 anni ci vede battere sempre le mani. A meno che la magia del mondiale non torni a manifestarsi, regalando al CT Bennati un esordio in gloria.

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