Ciclismo

Ciclismo, Evenepoel vince la Vuelta: il Belgio ha un nuovo Re

Da Milano a Madrid, 44 anni dopo. Tanto è trascorso dall’ultima volta in cui le note della Brabançonne hanno incensato il trionfo di un corridore belga in un grande giro. Da Johann de Muynck a Remco Evenepoel il passo non è stato per nulla breve: più di quattro decadi senza conquistare una corsa a tappe di tre settimane sono sembrate un’eternità per i tanti appassionati belgi, abituati fin troppo bene con Merckx che negli anni ’70 mieteva trionfi in ogni parte del mondo. Una terra che attendeva un nuovo messia e che ha trovato nel giovane Evenepoel il suo nuovo Re, almeno per quel che riguarda i grandi giri. Uno destinato a togliere un po’ di visibilità a quel Wout van Aert col quale dovrà ora condividere la maglia della nazionale nei prossimi mondiali di Wollolong, in Australia, sperando di evitare di far volare di nuovo gli stracci come accaduto lo scorso anno nel mondiale di casa a Zolder. Di sicuro però in Belgio sanno di avere un futuro luminoso, perché due talenti come loro il mondo non può che invidiarli. E adesso che Remco è diventato grande per davvero, nonostante le sole 22 primavere che tiene sulle spalle, la concorrenza farebbe bene a prendere appunti.
La Vuelta era più di un esame per il giovane Evenepoel, la cui rapida ascesa nel mondo dei grandi del ciclismo s’era bruscamente arrestata il 15 agosto 2020, quando una caduta al Giro di Lombardia per poco non gli costò addirittura l’intera carriera. Un recupero lento, da molti scambiato già per un segnale di precoce decadimento, gli ha messo addosso ulteriore pressione e qualche critica ingenerosa da parte di chi non fa dell’attesa la miglior virtù. Eppure nel 2022 Remco è tornato grande, prima vincendo la Liegi, poi imponendosi a San Sebastian (la classica che l’aveva rivelato al mondo nel 2019) ma con in testa un chiaro obiettivo di competere per una corsa a tappe di tre settimane. Alla Vuelta ha preso la maglia di leader prestissimo, già alla sesta tappa, ma dopo aver guadagnato secondi preziosi a cronometro (la specialità della casa) ha saputo resistere sulle salite più dure, quelle a lui meno congeniali, mostrando anche una grande intelligenza tattica. Il dubbio se Roglic avrebbe potuto o meno colmare il minuto e mezzo di ritardo che lo separava dal belga a 4 tappe dall’arrivo resterà tale, complice il ritiro dello sloveno dopo la caduta nella 16esima frazione. A rimetterci di più è stato il ciclismo, privato di un duello potenzialmente esplosivo, ma nulla che possa togliere meriti a Evenepoel, mostratosi grande ben più dei 22 anni che porta sulle spalle. Uno destinato a far divertire da qui a tanti anni a venire: Pogacar e Vingegaard da oggi hanno un rivale in più. Perché quel punto interrogativo Remco l’ha rimosso da vero fuoriclasse.
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