Mondiale

Mondiali, nel 1986 l’ultimo successo dell’Argentina

Siamo giunti alla vigilia dei mondiali in Qatar, e come furono per le Madeleine per Proust, anche il torneo più importante per nazionali rievoca diversi ricordi. L’Italia non sarà presente, eppure il Mondiale è pur sempre un evento unico e raro, tutto da assaporare e guardare. Nella giornata antecedente alla prima gara valevole per il girone A tra Qatar ed Ecuador, abbiamo voluto fare un viaggio nel tempo portando alla luce un breve riassunto dell’iconico Mondiale del 1986.

IL MONDIALE DEL 1986: MARADONA E LA MANO DE DIOS

Mondiali 1986: Era l’Argentina di Diego Armando Maradona. La Selecciòn veniva da un Mondiale vinto e meritato quattro anni prima, eppure quella squadra si era in quale modo depotenziata; se non fosse stato per la consacrazione di DM10.  Eppure quella edizione del Mondiale partì sotto una cattiva luce. A Città del Messico, infatti, alle ore 7.16 l’intero Paese iniziò a tremare da cima a fondo. A distanza di 350 km dalla capitale messicana, prese forma un terremoto dotato di una forza smisurata e apocalittica. Il Messico in poco tempo si ritrovò in ginocchio con migliaia di vittime e danni incommensurabili. Servirà la volontà, il coraggio e la consapevolezza di un popolo intero per alzare la testa e proseguire sulla propria strada.  Da questo spirito ferreo e guerriero, contro ogni aspettativa, l’intera nazione si prepara ad ospitare uno degli eventi sportivi più importanti del pianeta. E infatti, il 31 maggio 1986 cominciò il Mondiale della Mano de Dios, del goal del secolo e del sodalizio tra un uruguaiano di Cardona e El Pibe de Oro, Diego Armando Maradona. I campioni in carica dell’Argentina allenati di Bilardo passarono il proprio girone con qualche difficoltà. Il modulo 3-5-1-1 criticato dalla stampa, ma adottato dal CT della Selecciòn era il manifesto pragmatico del calcio del tecnico argentino, con Diego alle spalle di Valdano. L’Argentina riuscì ad approdare agli ottavi di finale e superare l’Uruguay di misura, al termine di una partita scorbutica e ricca di contrasti. Ai quarti toccò all’Inghilterra, partita nella quale si realizza la consacrazione di Maradona, grazie a una delle reti più belle della storia del calcio; per poi replicare con lo “scavino” di mano, passato alla storia come la “mano de Dios”. La squadra di Bilardo conquistò la finale contro la Germania vinta 3-2, dopo aver surclassato il Belgio con la doppietta del “Pibe De Oro”. I tedeschi dovettero accontentarsi nuovamente del secondo gradino del podio, mentre i sudamericani festeggiarono un nuovo titolo dopo quello vinto appena quattro anni prima, nel 1978. 

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