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DAVIDE SANTON SI RITIRA

Piegato dal destino, Davide Santon chiude con il calcio giocato. A 31 anni, in una fase diventata calante della sua carriera, decide di mettere il punto alla sua vita da calciatore. Una scelta obbligata, per problemi fisici non superabili. “Sono costretto a smettere di giocare. Non per non aver avuto offerte, non per altro, ma perché il mio corpo, con tanti infortuni avuti in passato, non ce la fa più. Sono costretto a farlo. Non voglio, ma devo”, le parole di Santon che poi spiega: “Nel primo anno in cui sono stato messo fuori rosa ho vissuto un controllo dopo l’altro ma non c’è niente da fare: l’unica cosa sarebbe rischiare di avere delle protesi. Ancora riesco a camminare sulle mie gambe ma per fare il giocatore professionista serve altro”.

Santon esplose nel 2009 quando Mourinho, all’Inter, dopo avergli spalancato il debutto in campionato, lo lanciò in Champions League: fermò Cristiano Ronaldo. Il terzino sfoderò una prestazione straordinaria. Fece parte del Triplete, seppure partendo dalla panchina. Poi però la sua storia ha preso un’altra direzione. Le condizioni delle articolazioni dell’ex giocatore di Inter e Roma, le descrive lo stesso Santon in maniera diretta, senza troppi giri rispetto alle sue condizioni di salute. “Ho il ginocchio sinistro, dove non mi sono operato, che però è andato. Mi impedisce tante cose. E poi c’è il famoso ginocchio destro: mi sono operato tre volte. Appena faccio un minimo sforzo, si gonfia e non si piega più. In automatico tutti i miei infortuni al flessore partono da lì. In Serie A devi spingere, il ginocchio destro non si piega, sforzavo la gamba sinistra e il flessore è andato. Ogni minimo sforzo c’è sempre da stirarsi, da star fermi. Giochi una gara, ne stai fuori cinque. Se devo giocare con la paura, non lo faccio. E gioco da anni con paura, però mi sono adeguato, lavorando, tenendo botta. Però non giochi mai sereno, hai sempre paura: fai il compitino. Ho iniziato a giocare perché mi divertivo e negli ultimi anni era una sofferenza. Ho detto che se devo andare avanti, non è quello che voglio fare. Mi dicevano: stai a rubare i soldi a Roma. Figuriamoci: col club eravamo a posto sul salutarci, il punto è che non riuscivo a passare le visite mediche altrove. Non mi aspettavo questo finale di carriera. Però bisogna accettare: ho pensato tanto, ho la famiglia, due bambine, ora mi dedico a quello e poi vedrò se restare nel calcio o in un altro ambito”.

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