Stangata la Juventus, salvate tutte le altre squadre coinvolte nel processo plusvalenze, che ha portato alla penalizzazione dei bianconeri: un -15 da scontare nell’attuale campionato e che fa precipitare la Juventus all’undicesimo posto. La Corte d’Appello, con una decisione a sorpresa, ha aggravato la condanna richiesta dalla Procura Federale, incrementando la penalizzazione di 6 punti. Non solo: 2 anni e mezzo di inibizione a Fabio Paratici, 2 anni ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Cherubini e 8 mesi a Nedved. “Una palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato”, hanno dichiarato i legali del club bianconero, Maurizio Bellacosa, Nicola Apa e Davide Sangiorgio.
“Riteniamo che si tratti di una palese ingiustizia anche nei confronti di milioni di appassionati, che confidiamo sia presto sanata nel prossimo grado di giudizio”, hanno commentato gli avvocati. Si attende il ricorso presso il Collegio di Garanzia dello Sport nei termini del Codice di Giustizia Sportiva: la Juventus ha 30 giorni di tempo per presentarlo. Nel prossimo grado di giudizio, la condanna potrà essere confermata o cancellata, non è previsto uno sconto di pena.
Ma perché ha pagato soltanto la Juventus? Sul club bianconero peserebbe la spada di Damocle della violazione dell’articolo 4, che parla di “principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto riferibile all’attività sportiva”. La Juventus paga l’atteggiamento dei suoi dirigenti coinvolti e, di conseguenza, si è indotti a credere che gli altri club che erano coinvolti hanno, a loro volta, pagato l’influenza della società bianconera. Troppo pesanti le intercettazioni a carico dell’ex dirigente Paratici, ma anche le due telefonate intercorse tra Andrea Agnelli e John Elkann e tra Arrivabene e Agnelli. Una serie di scivoloni costati 15 punti in classifica. Ma l’indagine è destinata ad allargarsi a macchia d’olio.