La crisi di risultati e di gioco non è tutto. Se c’è un modo per invertirla, come accadde nel 2015-16, va trovato attraverso l’unità di intenti e la coesione del gruppo, ma alla Juventus qualcosa scricchiola anche in tal senso. L’esclusione di Leonardo Bonucci contro il Monza ha fatto rumore, anche perché non annunciata da Massimiliano Allegri alla vigilia e spiegata come “scelta tecnica” dal suo vice Landucci, in panchina al posto del tecnico squalificato, al termine del match. Perché, dunque, il capitano era assente all’U-Power Stadium?
La risposta potrebbe essere persino banale: turnover. Bonucci ha già saltato due partite di campionato per infortunio, contro Roma e Spezia, mentre con la Sampdoria era rimasto in panchina, anche in quel caso, per tutto l’incontro, pur in assenza di impegni infrasettimanali prima e dopo la gara di Marassi. Dunque era possibile che si trattasse di semplice gestione di un giocatore di 35 anni che nelle ultime stagioni si è dovuto fermare a volte per problemi muscolari. Ma Landucci è stato chiaro: scelta tecnica. E allora c’è qualcosa che non torna.
In Champions Bonucci ha giocato sia contro il Psg che contro il Benfica ed è naufragato, soprattutto in casa contro i portoghesi, insieme a tutta la squadra. In quel caso ci mise la faccia, rivelando di essere particolarmente “preoccupato” perché – parole testuali – “facciamo fatica a fare tutto”. Allegri non deve aver preso bene quelle parole e a molti è tornato alla mente l’episodio dello sgabello di Oporto, quando dopo un diverbio avvenuto in campo nel weekend precedente, il tecnico escluse Bonucci in Champions spedendolo in tribuna. Ora la situazione è diversa: Bonucci è il capitano, a Monza era in panchina e ha vissuto come al suo solito la partita, protestando anche in modo veemente dopo l’espulsione di Di Maria. Ma questo comportamento esulerebbe in ogni caso dal rapporto con l’allenatore, che secondo rumors, è tornato a scricchiolare. E senza una coesione tra tecnico e capitano sarà più dura per la Juventus risalire la corrente.