Il passaggio di Cristian Romero al Tottenham fa ricca l’Atalanta. La società inglese ha anticipato la scadenza del prestito dall’Atalanta rendendo definitivo il trasferimento del difensore argentino (fino al 30 giugno 2027). Una cessione da 50 milioni di euro, con accordo già raggiunto da tempo, più altri cinque al raggiungimento di determinati obiettivi. Una cifra record per il club orobico che lo scorso anno aveva investito sul centrale 19 milioni di euro. Al netto di tutta l’operazione, la cessione di Romero alla squadra allenata da Antonio Conte frutterà alle casse dell’Atalanta poco più di 37 milioni di euro.
Mai prima d’ora il club nerazzurro aveva fatto registrare una plusvalenza del genere. Non è tuttavia nuova a operazioni del genere l’Atalanta. Dejan Kulusevski passò alla Juventus e la società bergamasca registrò una plusvalenza di 34 milioni di euro: più di 200 volte di quanto l’Atalanta lo pagò al Brommapojkarna nel 2016. Non soltanto valorizzazioni dal settore giovanile con diversi elementi poi lanciati in massima serie, ma soprattutto capacità di individuare talenti, ingaggiarli, lanciarli in massima serie e poi cederli per cifre fuori dalla portata per il campionato italiano. Nell’Atalanta è un ciclo, grazie alle virtù che oggi mancano ai grandi club: la lungimiranza di puntare su un giovane calciatore, la pazienza di aspettarlo sbocciare, l’abilità di chiudere l’affare.
L’Atalanta ha spesso operato così, vedi quando nel gennaio 2021 cedette l’attaccante Amad Diallo (classe 2002) al Manchester United, portando a casa una plusvalenza di 21 milioni.
Sempre oltre i 20 milioni quelle registrate in virtù delle cessioni di Gagliardini all’Inter e di Conti al Milan. Non meno importanti le plusvalenze generate dai passaggi di Castagne al Leicester (acquistato a 6 dal Genk), di Kessie al Milan, entrambi per circa 17 milioni di euro, e di Caldare per circa 15 milioni. Senza dimenticare i 12 milioni per i trasferimenti di Mancini e Barrow, rispettivamente dall’Atalanta a Roma e a Bologna.