Concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. Questi i reati contestati ad Armando Izzo, difensore del Monza, dalla IV sezione penale del Tribunale di Napoli, che ha condannato il calciatore, in primo grado, a cinque anni di reclusione. All’epoca dei fatti incriminati, Izzo giocava nell’Avellino.
Il difensore è stato condannato per aver “aggiustato” il risultato di Modena-Avellino del 17 maggio 2014. Quel match, il difensore neppure lo giocò per infortunio. Assieme a Izzo sono stati condannati Umberto Accurso, cugino del difensore e capo del clan della Vinella Grassi di Secondigliano e Salvatore Russo, che secondo l’accusa è legato allo stesso clan. Per entrambi è scattata la condanna a un anno e mezzo di reclusione. L’accusa afferma che prima di Modena-Avellino, i fratelli Accurso, tramite l’intermediario Russo e poi direttamente, avrebbero promesso e versato, attraverso l’ex calciatore Luca Pini, circa 30mila euro a Francesco Millesi, compagno di squadra di Izzo all’Avellino, per corrompere alcuni calciatori della formazione irpina e alterare il risultato della gara col Modena, favorendo la rete degli emiliani. Su quella partita Accurso scommise 400mila euro, guadagnandone 60mila.
Sempre secondo l’accusa, Izzo avrebbe accettato il denaro, quale compenso al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione predetta”. Per la gara in questione, l’Avellino subì una penalizzazione di 3 punti in classifica. Il difensore è stato assolto, invece, dall’accusa di combine di Avellino-Reggina, disputata il 25 maggio 2014. Dopo la sentenza, il Monza attraverso i suoi canali social ha mostrato solidarietà nei confronti del suo tesserato: “AC Monza ha appreso che il proprio tesserato Armando Izzo è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. AC Monza esprime totale vicinanza e supporto ad Armando, convinta della sua estraneità all’ambiente criminale. Gli avvocati del calciatore sono delusi dalla sentenza e attendono di leggerne le motivazioni; dopodiché presenteranno appello”.