Prima la paura, poi il (parziale) sollievo. Perché Elnaz Rekabi, l’atleta iraniano che ha preso parte nello scorso fine settimana ai campionati asiatici di arrampicata sportiva, per qualche lunga e interminabile ora sembrava davvero scomparsa nel nulla. Facile collegare questa misteriosa assenza con il timore che qualcuno avesse voluto farle pagare la decisione (forte) di competere senza indossare l’hijab, il corto velo femminile appartenente alla tradizione islamica. Una scelta, quella della Rekabi, che molti hanno legato anche al sostegno che l’atleta avrebbe dato alle proteste che da giorni stanno rendendo infuocato il clima dalle parti di Teheran, con tante donne scese a protestare contro l’obbligo di indossare l’hijab imposto dal regime islamico, proteste seguite anche all’uccisione della giovane Mahsa Amini. Proprio questo era parso il pretesto per convincere le autorità locali a dare una sorta di “caccia” nei confronti dell’atleta, di cui si erano perse le tracce dopo la fine della competizione sportiva. E la ridda di voci che ne sono seguite non lasciavano presagire nulla di buono: c’era chi parlava apertamente di rapimento, chi di una deportazione in un carcere politico nei pressi di Teheran, chi di un arresto del fratello (utilizzato come possibile ostaggio) e chi addirittura ne prefigurava un assassinio già compiuto. I più “ottimisti” parlavano di una “cattura” con conseguente trasferimento dall’albergo di Seoul all’ambasciata iraniana nel paese, con confisca di passaporto e beni personali, il tutto con il placet della federazione iraniana di arrampicata.
A rompere il silenzio, dopo oltre 24 ore di angoscia, è stata proprio Elnaz con un post sul proprio profilo Instagram, scritto in persiano: l’atleta ha chiesto scusa al popolo iraniano per il “tempismo inappropriato” con il quale ha causato un vero e proprio caso diplomatico, omettendo del tutto il rischio che avrebbe potuto provocare in questo periodo di forti tensioni all’interno del paese la scelta di non indossare il velo durante la competizione. Un gesto che lei ha definito comunque “involontario”, senza cioè l’intenzione di legarlo a qualsiasi tipo di messaggio o forma di protesta. La stessa Rekabi ha inoltre confermato di essere in viaggio verso la capitale Teheran assieme a tutta la delegazione che ha preso parte ai campionati asiatici. A questo punto resta da capire se quanto affermato da IranWire, testata indipendente e dissidente del paese, che ha fatto sapere che l’atleta verrà comunque trasferita nel carcere di Evin, avrà un seguito o meno. Elnaz, bronzo ai campionato asiatici 2021, ha chiuso la sua prova al quarto posto ed è una delle atlete più famose del suo paese. Per questo potrebbe essere utilizzata come strumento per la propaganda governativa, alimentando paure e preoccupazioni in tutta la comunità mondiale.